Immagino che dietro il concetto di etica stia il concetto di responsabilità verso l'altro da sè.
Dico immagino perchè non essendo un filosofo non ne conosco l'architettura semiotica fino in fondo. Ma mi viene da pensare che un atto sia etico se responsabile, se valutato, se inserito in un contesto a cui non fa male, anzi a cui magari fa bene.
Ma un atto può anche dare risultato zero. Cioè non cambiare niente. Lasciare le cose come stavano prima. Forse la peggiore delle fini.
Un servizio sul numero di Settembre di Flair mi ha fatto pensare.
E' un servizio di moda con belle foto di Jean-Francois Campos e styling di Mika Mizutani realizzato in una comunità di zigani in Serbia. Una comunità di zigani poveri, molto poveri, visibilmente molto poveri, in un paese il cui solo nome porta ricordi di guerra.
E' già poco comprensibile l'avvicinare il lusso più sfrenato alla miseria ma ancora meno comprensibile è l'approccio verso questo progetto raccontato da Elena Bellini:
"...Il primo giorno, in albergo, ecco il problema: non c'è energia elettrica, il parrucchiere non può lavorare. Panico: e adesso? Niente paura: i nostri nuovi amici ci hanno portati nel salotto di una casa..."
"...Presto sono diventati un festoso impiccio ( i bambini n.d.r.): Campos era assediato, Marta anche. Così, lampo di genio: Mika e io con le nostre piccole digitali, ci siamo messi a ritrarli. Loro erano felici..."
Mi domando quale sia il pensiero dietro questo atto.
Ma soprattutto mi domando se questo atto avrà un impatto positivo, negativo o zero sulle 162.000 lettrici del giornale. Si esalteranno, chiuderanno il giornale schifate o semplicemente, e forse tristemente, passeranno oltre annoiate?
sabato 8 settembre 2007
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2 commenti:
sarebbe carino sapere cosa ne pensa l'ottimo direttore di FLAIR, persona solitamente attenta a queste cose.
Ricorda tanto il personaggio Karen Walker il cui massimo gesto di magnaminità è dare alla propria figlioccia la fetta d'arancia del suo cocktail . . .
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