domenica 7 ottobre 2007

cogito ergo sum

- Questa passione dei giovani di vivere contemporaneamente tra il virtuale e la realtà non è che è solo un'utopia?
- Io sono ottimista riguardo alla loro capacità di avere la meglio. Iperinformati, nati davanti ad un computer hanno saputo ricostituire e digitalizzare il proprio universo poetico, circondati da rappresentazioni di scuoiati vivi, da Lautrèamont a Doherty...
Tutto, alla fine, deve essere reinventato, e senza dubbio bisogna rispettare una maturità nei gusti e nelle aspirazioni del mondo che ci circonda. Internet è la realtà. Davanti ad una tale mutazione non resta che prendere la tangente, premunirsi contro l'immobilismo, la reazione, il conformismo. Siamo in un tempo reale. Non è lo spazio siderale, ma una diversa percezione poetica. In breve: il 2007.

- Nei tuoi propositi c'è molto ottimismo. Ma cosa ne pensi del rapporto tra globalizzazione, creazione e performance commerciale?
- Oggi mi pare illusoria l'idea di rinchiudersi in uno spazio protetto. La globalizzazione è un dato di fatto. E' indispensabile trovare un punto di vista, un legame, delle affinita elettive in scala planetaria. Perchè la dimensione è globale ed è sempre più necessario essere vigili sul senso delle cose. Il senso, l'idea e l'impegno prima di tutto. Sono molto scettico sugli strumenti del marketing. Non si va avanti guardando il retrovisore, a meno di non essere dei followers. L'idea viene prima, il marketing poi. Il marketing non può che favorire l'avvicinamento, non sostituirsi alla creazione. Aderire ad un format non vuol dire avere risultati; per avere risultati bisogna pensare diversamente. Penso a Youtube , ma gli esempi sono centinaia. Bisogna intuire, prima di ragionare. Addirittura sragionare può dare ottimi risultati...
In materia di moda si tratta di riconciliare forma e contenuto, in un contesto saturato da marchi improbabili. Le collezioni stagionali, presentate un anno in anticipo, non corrispondono più a niente, tutto è online dopo pochi secondi. Nell'impossibilità di cambiare la logistica, la moda è in ritardo sulla moda, e si difende a colpi di precollezioni e postcollezioni. Cosa che aveva un senso ma non ne ha più. Questa è per me essenzialmente la questione dietro lo sviluppo di un marchio nel prossimo futuro.

da un'intervista a Hedi Slimane su Le Monde

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