Le città della moda nel mondo sono da tempo le stesse.
Per quanto ci siano innumerevoli tentativi di imitazione rimangono salde New York, Parigi e Milano nell'immaginario collettivo e negli itinerari dei buyers.
Londra arranca faticosamente ma rimane solo un incubatore di talenti senza importanza economica.
In Asia, malgrado il gran parlare, non succede niente da un punto di vista di innovazione creativa.
Sarebbe ragionevole pensare che tutti gli sforzi degli operatori italiani fossero diretti verso l'unico fine di supportare la capitale morale nel suo ruolo.
Invece si spintonano maldestramente Firenze, Roma e persino Como.
Si organizzano fiere, eventi e sfilate praticamente ovunque dissipando le energie in un quadro disarmonico e poco articolato.
Singolarmente le iniziative funzionano, riunite in un quadro d'insieme no.
Mentre Roma celebra Valentino con una grande mostra nientedimeno che all'Ara Pacis e Firenze ottiene grande visibilità con operazioni culturali e commerciali intelligenti (leggi: Contromoda a Palazzo Strozzi e Pitti W, precollezioni donna durante Pitti Uomo) Milano, tapina, trova intelligente ospitare una grande mostra su Vivienne Westwood dimenticandosi dell'anniversario della morte di Versace.
Forse la moda è semplicemente un enorme serbatoio a cui tutti possono attingere o forse la mitica età dei comuni di guelfi contro ghibellini non è mai finita.
Pare chiaro però che sia finita l'era dell'alta moda dalle parti di Roma e dei serici stampati floreali dalle parti di Como. Quanto alla motivazione storica che avvicina Firenze alla moda non mi è mai stata chiara.
Eppure chi dovrebbe pensare a coordinare questo quadro così confuso, a ridare priorità, a riscrivere in termini strategici le singole identità facendole marciare verso un progetto comune latita. O forse non esiste.
Economicamente un grosso affare, la moda innervosisce quando si tratta di innescare ragionamenti che portino al superamento di stupidi particolarismi.
E così Milano, Firenze e Roma continuano allegramente a farsi la guerra.
mercoledì 17 ottobre 2007
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1 commento:
Very amusing opinion
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