in risposta al mio post su isabella blow e alle mie domande, si sono scatenate molte e articolate risposte.
il tema mi piace e quindi voglio riparlarne.
facendo se possibile un pò di chiarezza.
coltivare è una parola che vuol dire (cito da un vecchio dizionario di etimologia) "portare avanti l'aratro e in senso metaforico attendere con premura, rispettare, venerare"; ne discende il sostantivo colto.
educare vuol dire "aiutare, con opportuna disciplina, a mettere in atto, a svolgere le buone inclinazioni dell'animo e le potenze della mente. Condurre fuori dai difetti"
entrambi i concetti, anche se espressi in maniera ottocentesca sono omologhi, entrambi necessari a far nascere piante, città, idee, talenti.
non ho mai creduto, e continuo a non credere, che esistano paesi o aree che producono talenti attraverso la genetica di cromosomi più atletici degli altri.
il belgio, l'inghilterra, la francia. che cosa hanno di diverso da italia o albania?
un sistema educativo e sociale che coltiva il talento, lo nutre, lo rispetta.
l'italia, semplicemente non ce l'ha.
e il problema non sono solo le scuole (che comunque ne sono una parte) ma le istituzioni, la politica, il sistema culturale in cui gli spiriti creativi affondano le radici.
lo so che è facile a dirsi.
ma è purtroppo vero come è vero che i poli si stanno sciogliendo o che la ventura ha i denti finti.
eppure esiste una ricetta per cambiare.
che non è il lamento ma il lavoro, non la frustrazione ma l'azione, non le parole ma i fatti.
c'è una generazione di vecchi stilisti, vecchie redattrici e vecchi amministratori delegati che sono a capo di vecchi marchi, vecchi giornali e vecchie aziende.
si tratta di spazzarli via. eliminarli come si eliminano i vecchi vestiti.
e ricominciare a coltivare il terreno ormai secco.
cominciamo da qui.
The actress hasn't learned the lines you'd like to hear
She won't join your clubs, she won't dance in your halls
She won't help the hungry once a month at your tombolas
She'll simply take control as you disappear
madonna, evita.
martedì 9 ottobre 2007
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1 commento:
Mi piace l'idea di spazzare via chi ostacola la crescita di nuovi talenti. Mi piace soprattutto l'idea di farlo col lavoro. So che quando dico queste cose, mi rispondono che i soliti potenti fanno da affossatori, che non ci sono risorse economiche sufficienti, che le persone, soprattutto i giovani, si trovano a lottare contro i mulini a vento e finiscono per scoraggiarsi. Il mio appello al coraggio vuole essere proprio questo. Continuo a dire a me stessa (anch'io a volte mi sento molto frustrata da un sistema che sembra premiare la raccomandazione più prestigiosa piuttosto che il merito)e ai miei studenti che, se hai un sogno, devi portarlo avanti, che è meglio provare piuttosto che rinunciare a priori. Continuare a lavorare, continuare a creare nuove idee, a cercare il bello, a coltivare dentro di sè la fiducia, nonostante tutto e contro chi vorrebbe impedirci di lavorare. Se tutti ci proviamo, alla fine riusciremo ad "inquinare" il sistema in cui operiamo. Saremo come virus, portatori di nuove idee anziché di malattie. Sono convinta che la peggior malattia sia l'immobilismo, e che la creatività sia l'unico "inquinamento" di cui abbia veramente bisogno il nostro Paese.
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