sabato 6 ottobre 2007

Forse


Che cosa ne sa una cliente di Vladivostok della ricerca spirituale di semplicità di Stefano Pilati da Yves saint Laurent? Che cosa succede all'intellettualismo elitario di Raf Simons da Jil Sander quando arriva a Dallas, Texas? Perchè la prima domanda che si fa Sarah Mower, stimata redattrice del visitatissimo sito online di Vogue America, Style.com, è se i vestiti che hanno appena sfilato venderanno e quanto? Con che interesse distributori e buyer che vendono vagonate di sconosciute seconde linee piene di pantaloni dalla vestibilità perfetta osservano una collezione di Comme Des Garcons? Da quanto tempo la moda è passata nelle mani di stiliste donne che hanno un approccio quantomeno quotidiano al prodotto, designer come Frida Giannini, Phoebe Philo, Consuelo Castiglioni, Ivana Omazic? Quanti progetti personali con una vera forza innovativa e la capacità di creare scenari autonomi esistono nella moda oggi?
Forse, è per la paura di rispondere a queste domande che Isabella Blow, scopritrice e musa di grandi talenti, ha alla fine deciso di bere del diserbante e lasciarsi morire.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

BAh, penso proprio che questi siano una serie di motivi...che inducono persone come la Blow...a lasciarsi morire...
Ed è molto triste...
Ma, innanzitutto, la riflessione deriva dalla morte di una moda sempre più lontana dalla cultura...e dalle persone che la compongono che non hanno cultura di moda...
Troppi giornalisti portaborse...
e troppi adetti...che non conoscono la moda...e non la sperimentano...(non si ha CULTURA della moda)
Così, come si pùò creare innovazione? O come fai educare la società alla conoscenza di una moda che sia strumento, principalmente di cultura..?
E non di abbigliamento costoso ed effimero...
Se Isabella Blow o le tante altre come Lei, se ce ne fossero, dovesse scoprire qualche nuovo talento...dovrebbero iniziare a cercare nelle scuole di moda...
Il problema risale anche qui...:mi scusi, Lei è un direttore di scuola... e gli rispondo dicendo che progetti personali con una vera forza innovativa e con la capacità di creare scenari autonomi esisterebbero....se esistessero scuole in grado di iniziare ad educare ed insegnare...non figurini inutili...ma progetti personali con forza innovativa...
I progetti di nuovi talenti deve nascere dalle scuole...e sicuramente la Blow...lo verrà subito a scoprire...
E' inutile preparare i giovani alle maison di moda...è una presa in giro..la maggiorparte è tutta disoccupata....e senza futuro...
La moda è cultura e sperimentazione...e da qui che deve partire l' insegnamento...e da qui che parte il futuro.
Dalla materia....che nessuno conosce...e come si fà a sperimentare senza conoscere la base di tutto: la materia. Mi dice quanti dei suoi studenti hanno una perfetta conoscenza di filati, polimeriattivi,ecc... ??
Senza educazione...non si ha conoscenza...senza conoscenza non si ha cultura...senza cultura non si ha sperimentazione...senza sperimentazione non si ha futuro...
Allora sì, che tutte le Blow del mondo si lasceranno morire.


Un Giovane Stilista.

andrea batilla ha detto...

Mi tocca risponderle (me è ovviamente solo la mia modesta opinione) che questo scenario preoccupante che fa finire tutta la colpa sulla formazione è poco veritiero.
Il problema è sicuramente culturale ma comprende non solo l'aspetto didattico. Se come dice lei giustamente la moda è cultura, le scuole sono solo il punto di partenza.
Poi c'è tutto il resto.
Io per esempio vivo in una città, Milano, che non ha un fashion council, nè un museo della moda, nè una scuola di moda pubblica di alto livello e pochissime iniziative culturali legate alla moda.
Questo nsi chiama deserto culturale.
E non nutre nè talenti, nè progetti innovativi.
Per quanto riguarda la conoscenza di tessuti e filati dei miei studenti le assicuro che è superiore alla media. Stessa cosa dicasi per modello, sartoria e disegno.
Ma, e lo dico una volta per tutte, questo non è un blog dove si parla di IED. E' un blog dove si parla di moda ed etica.Quindi non credo che risponderò più a sollecitazioni che come in questo caso trovo anche inutilmente provocatorie.

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo. La scuola è solo un punto di partenza. Poi c'è il resto e spesso...è deserto. I talenti ci sono? Forse sì, forse ci sono ancora. Non ho la presunzione di avere una risposta. Però raccolgo la sfida e voglio pormi delle domande. Forse...manca la voglia di mettersi in gioco, di andare a caccia di nuove idee. Manca il coraggio di mettersi in gioco, di rischiare. C'è troppa paura in giro (e non solo nel mondo della moda) di fare brutta figura o di perdere privilegi acquisiti. E' più semplice e sicuro cercare di cavarsela facendo i portaborse, seguendo percorsi così collaudati da risultare noiosi anche ai più conservatori. Forse, tutti dovremmo uscire dalle nostre "comfort bubble", rimboccarci le maniche e farci venire nuove idee, a costo di sembrare ridicoli o fuori luogo. Chi se ne infischia?
E' davvero scandaloso che a Milano non ci sia nemmeno un museo della moda, o che ci si debba spesso scontrare con l'immobilismo delle istituzioni. Queste difficoltà tuttavia non devono diventare alibi. Tutti, giovani e meno giovani, possono fare qualcosa per migliorare la situazione. Almeno, voglio pensare che sia possibile...

Anonimo ha detto...

Il punto è che quando si cerca di sostenere un nuovo progetto alle parole dei molti non seguono i fatti se non dei pochi. Quanti designer cercano uno spazio di visibilità negato perchè non all'interno dei circoli privilegiati del sistema? A quanti di loro la stampa ed il sistema stesso prestano attenzione? Non, non credo che si tratti semplicemente di mancanza di coraggio, nè tantomeno di mancanza di cultura o di capacità, quanto piuttosto di carenza di fondi (necessari) e contatti (vitali).
Nella polemica in atto da tempo sulla gerontocrazia della Moda italiana non ho udito una voce accusare un sistema di "connivenza" che non favorisce la crescita di giovani talenti , che pure esistono tanto in Italia quanto all'estero. Non sono i giovani quindi i soli a dover dimostrare coraggio, quanto piuttosto gli anziani a dover aprire le porte di un mondo sempre più obsoleto in modo trasparente e finalmente meritocratico.

Anonimo ha detto...

ok, io sono fuori da tutto questo e non ne dovrei nemmeno parlare....ma visto che ne ho la possibilità, lo faccio... per reinventare la moda c'é bisogno di menti geniali, e ovviamente, non tutti sono geni....bisognerebbe trovarli e dargli l'opportunità di crescerema come per i poli che si stanno sciogliendo, tutti dicono ke si deve salvare il mondo ma nessuno alla fine riesce a concludere nulla; così la moda si sta arenando, non é più il genio dello stilista che visto come arte, é solo mercato, soldi e guadagni.... come per il detto "fatti la fama e vatti a coricare", molti ormai dormono da tempo e non hanno alcuna intenzione di svegliarsi dal proprio torpore....